top of page

il Giornale                                                             Sabato 3 ottobre 1992

 

Si inaugura stamattina a Trento un museo dedicato a un «papà» della nostra aviazione e protagonista della storia del volo

Caproni, l"aviatore" che vedeva lontano

Un’officina di ricordi, sogni e progetti

Trento

Il Museo Aeronautico Caproni che s‘inaugura stamane a Trento è l'unico in Italia ad aver sede su un aeroporto. L'esposizione si sviluppa su un’area coperta di 1900 metri quadrati, ma è già in programma un ampliamento su altri duemila. Il progetto è firmato dall'architetto trentino Mario Basso, i sistemi informatici sono stati realizzati dall’ingegnere Maurizio Dell’Antonio e sono forse i più avanzati in Italia per quanto riguarda l'applicazione museografica.

 Tre salette munite di sistemi telematici video con programmi definiti rispettivamente ieri, oggi e domani forniscono, ai visitatori che intendono acquisire un minimum di informazioni prima di accedere all’esposizione, altrettanti panorami sulla storia dell’aeronautica, lo stato attuale, le implicazioni del futuro. Vi è un auditorium con impianto per traduzione simultanea, attrezzato per proiezioni cinematografiche e munito di sussidi audiovisivi. Una saletta per dibattiti e conferenze per gruppi ristretti e locali di lettura e consultazione riviste e giornali, completano l’insieme. Nel grande ambiente espositivo sono disponibili quattro macchine informatiche che illustrano il materiale esibito. Attrezzature automatiche d’archivio, per la ricerca di reperti e foto, possibilità di comporre e stampare materiale informativo su richiesta di studiosi, scolaresche, collezionisti, sono a disposizione dei visitatori. Si è voluto evitare di erigere barriere di protezione che isolano il pubblico dal materiale esposto, quindi la protezione è garantita da cortine elettroniche invisibili, che assicurano l’intangibilità degli oggetti in mostra. Qualora una mano ci sporgesse al di là della barriera ecco che scatterebbe l'allarme e nella saletta di controllo il personale di custodia vedrebbe, attraverso la televisione a circuito chiuso, chi attentasse all'integrità dei preziosi cimeli.

«Non ho voluto un contenitore di cose morte - dice la contessa Maria Fede Caproni di Taliedo — ma una culla, un'officina di soggetti vivi. Trento è l'ombelico d'Europa, l'aeroporto ci consentirà iniziative d’ogni genere». Già si parla di raduni di aerei Piper, esibizioni di velivoli leggeri del Club Aviazione Popolare, competizioni di aquiloni e di aeroplani di carta, manifestazioni di velivoli storici oppure fatti in casa, aerofilatelia, esposizione tematiche o d’attualità, mostre-mercato di oggettistica aeronautica. - «Il  settore studio e ricerca nel nostro campo - continua - é sconfinato. Proprio in questi giorni abbiamo recuperato uno sconosciuto filmato sui voli compiuti dai Wright a Roma nel 1909 e un documentario datato 1926 sul tema “Come si costruisce un aeroplano”, reperto unico ed eccezionale».   

Fra le ultime acquisizioni del museo, un esemplare di F 104 Starfighter proveniente dalla linea di volo del 3° Stormo di Villafranca Veronese, sistemato sul piazzale antistante il museo a tempo di record da un gruppo di specialisti dello stesso 3° Stormo «Carlo Emanuele Buscaglia», di retti dal capitano ingegnere Mauro Pelosi. Importante il contributo del comitato scientifico presieduto da un’altra figura singolare: l ’avvocato Martino Aichner, pure trentino, una delle poche medaglie d’Oro viventi dell’Aeronautica Militare, protagonista di una straordinaria vicenda di guerra. 

In occasione dell’inaugurazione del Museo verranno presentati due volumi. . Uno, curato da Apostolo, Alegi e Abate, è “una rassegna’ degli aeroplani Caproni, primo libro edito dal museo stesso. L’altro è una antologia letterario-artistica dal titolo «Omaggio al volo», curata da Giseppe Brunamontini e pubblicata da un estroso e accuratissimo editore: Luigi Agnolin, che prima di dedicarsi a questa attività aveva raggiunto un elevato grado di popolarità sui campi di calcio, frequentati per molti anni in veste di arbitro internazionale.

L'inaugurazione del museo Caproni, presieduto da Giorgio Casagranda, è un evento di portata mondiale e richiama a Trento personalità di spicco. Ne citiamo tre. Il primo è il generale dell’Usaf Richard Knobloch, veterano dell’ultima grande guerra, uno dei sedici piloti di B25 che, al comando dell’asso Doolittle, che raggiunsero la capitale nipponica che non era mai stata bombardata, la sorvolarono per trenta secondi sganciandovi un mazzo di bombe che provocarono più  indignazione che danni. Impresa molto simile al volo italiano su Vienna del 1918. Il secondo ospite d’eccezione è  un altro americano e anch’egli generale, ma tuttora in servizio attivo: James Abrahamson, direttore dell’Sdi, lo scudo spaziale, cioè la più ambiziosa méta tecnologica che sia mai stata proposta in campo militare-aeronautico-spaziale. Il terzo è pure un generale, italiano, decano degli aviatori: Alperto Briganti di 96 anni, che conseguì il brevetto di pilota militare nel 1917. Non si può certo dire che questo veterano abbia raggiunto la sua veneranda età a coronamento di un’esistenza tranquilla. Si è fatto tutte le guerre volando e combattendo: prima mondiale, riconquista della Libia, -conflitto italo-etiopico, ma fu nella seconda guerra mondiale che gli occorse l’avventura di maggior brivido. Comandante l'aviazione dell’Egeo, venne catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre e rinchiuso in un campo di concentramento in Polonia, da dove finì in mano ai russi che lo fucilarono. Raggiunto da alcune pallottole, si  muoveva ancora e allora qualcuno pensò di finirlo con un colpo alla nuca, fortunatamente sparato con scarsa precisione. Infatti il generale Briganti venne raccolto ancora vivo, dissepolto da uno strato di neve e curato assai bene. Infatti oggi presenzia felicemente al taglio del nastro inaugurale del museo intitolato all’amico Gianni Caproni, costruttore degli aeroplani sui quali volò da guardiamarina nel 1917 e da generale nel 1942.

bottom of page