MARIO BASSO
ARRIGO DALFOVO
"un riparo avvolgente"
ambiente urbano di Madonna Bianca a Trento
"quattro alberi"
a Stella di Man, Trento
MARIO BASSO
ARRIGO DALFOVO
L'ARTE DELL'ATTESA...L'ATTESA DELL'ARTE
di Franco De Faveri
Il concetto del bisogno (l'utilitas architettonica) si introduce nella riflessione estetica per vie nascoste, attraverso una specie di emblema, che il caso ha voluto fosse la brocca. "La brocca" viene tematizzata da Simmel fin dal titolo di un saggio famoso, in cui l'estetica rivela la sua preoccupazione fondamentale, quella di esser utile a qualcosa, proiettandola nella brocca e più precisamente nell'ansa. E' nell'ansa, infatti, dice Simmel, che si tradisce l'essere ambiguo della brocca che finge di essere una pura, innocente forma, mentre é invece anche un oggetto dell'uso, che deve sopportare e anzi invitare l'approccio indiscreto della mano. L'ansa é cosi quasi luogo dell'incarnazione, il luogo dove l'idea dell'esteticità, della visione pura, prende corpo e diventa creta, diventa tattilità e si lascia prendere, portare alla bocca, offrire in giro, vendere, sostituire, distruggere.
Quest'idea simmeliana dell'ansa come punto cruciale dell'esteticità diventa una sfida che accolgono Bloch, Adorno, Heidegger. Con accoglienza diversa, ma che rivela in tutti la stessa preoccupazione di fondo, quella di bruciare sull'altare del corpo l'ultima parvenza della disincarnata idealità.
Per Bloch la brocca diventa per questo una specie di sfinge, il suo punto cruciale non é più l'ansa, ma il ventre. Nella sua prominenza in qualche modo informe si rivela una forma non arbitraria proprio perché plasmata dalle rudi carezze dei secoli; così come in Loos la forma vera del divano è quella scavata dal corpo umano che, senza preoccupazioni espressive, vi imprime (e quindi esprime) le linee della propria comodità.
Una pensilina, cos'é una pensilina? La pensilina sta all'urbanistica come la brocca all'architettura. Fino a ieri, si può dire, la pensilina stava al di sotto della soglia estetica. Come edificio dell'uso, bastava che stesse in piedi e funzionasse. I] suo funzionamento si rivelava in una mancanza, quella della quarta parete, come per il teatro. Solo che la pensilina é un teatro senza spettatori o in cui spettatori sono gli attori stessi. Attori, perché di fatto il dramma c'é, della pensilina: è il dramma dell'attesa impaziente, dei tempi morti, quindi della vita vuota. Impazienza, morte, vuoto: tutte queste negatività non possono non suggerire le loro antitesi positive, suggerendo cosi la domanda: quando avverrà che l'attesa diventi paziente, il tempo vivo, che si riempia la vita?
La pensilina è, in certo modo, l'ansa per cui si prende la città odierna e se ne rivelano le angosce - le ansie, se si perdona il giuoco di parole. Porsi il problema di un'estetica della pensilina significa allora interrogarsi sulla qualità della vita, sull'abitabilità di essa nella città contemporanea, che diventa sempre meno abitabile. Il teatro vuoto che é la pensilina diventa così il simbolo di un'attesa più pregnante, quella della vita, di rapporti pi umani, dell'arte capace di favorirli e crearli.