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L’emozione del volo non si ferma

Il Caproni racconta già il futuro

Diciassette velivoli esposti di cui nove pezzi unici al mondo, strumenti di volo, modellini e migliaia di cimeli che occupano un’area di 2.000 metri quadri. E non solo. Un sistema informatico interattivo, una banca dati, film e documentari. Sono queste le caratteristiche che fanno del museo Gianni Caproni di Trento uno dei più avanzati al mondo nel settore aereonautico.                             «Abbiamo deciso di costruire una struttura moderna - spiega l’architetto Mario Basso - in cui il visitatore si sentisse coinvolto dall’affascinante storia che racconta il museo». E questo é solo l’inizio. Un secondo lotto di lavori permetterà di raddoppiare l’area espositiva portandola a circa 4.000 metri quadri. Allora, accanto agli aerei, sarà a disposizione del : pubblico una biblioteca di 20.000 volumi.

Che le cose siano state fatte alla grande si capisce arrivando all’aereoporto di Mattarello. Nel piazzale antistante il museo é stato portato un caccia americano F104. Subito dopo l’ingresso c’è una saletta per conferenze e proiezioni di audiovisivi. Dopo la cassa si accede nella sala premuseale. Qui il visitatore viene ”iniziato” ai segreti del volo. Nelle tre salette, denominate "conquista del cielo”, "volare oggi” e "verso le stelle”, una serie di pannelli e dei monitor che proiettano audiovisivi ci conducono alla conquista del cielo: da Icaro a Leonardo, dai fratelli Wright allo Shuttle.

Finalmente il visitatore é pronto per entrare nel ”santa santorum” del museo. Qui sono conservati i gioielli sacri della famiglia Caproni. L’entrata nell’ampio capannone è emozionante. Alcuni degli aerei sono sospesi, altri, a terra, sembrano pronti per il decollo. La prima isola espositiva raccoglie i velivoli della produzione Caproni dei primi anni del Novecento: i leggendari Ca9, Ca6 e Caproni Bristol, un biplano frutto di una collaborazione italo-britannica. Davanti ai velivoli ci sono dei monitor con cui il visitatore può dialogare. Basta un tocco sullo schermo per conoscere vita, Morte e miracoli di tutti quegli aerei. In uno spa zio a parte é stato ricostruito con materiali originali il laboratorio dove venivano fabbricate eliche , di legno. Qui, all’inizio del secolo, l’ingegner Gianni Caproni c cominciò la sua avventura.

Accanto ai biplani dalle ali di balsa rivestite di tela, ci sono modellini in legno delle forme più strane. Non sono preziosi giocattoli. Venivano usati per gli studi di aerodinamica nella camera del vento.

Le bacheche di vetro ospitano centinaia di cimeli di famiglia. C’è anche il quadro comandi di un Ca 60, un transaereo. Fu disegnato nel 1918 per sostituire le navi nei collegamenti intercontinentali. Era un triplano con un’enorme cabina, simile ad un tram, dove trovavano posto un centinaio di passeggeri. Non entr6 mai in servizio. Si schianto al terreno durante il suo secondo volo di prova perché qualcuno si era dimenticato di bloccare nella fusoliera i sacchetti-zavorra. In un’altra vetrina sono esposte le "bombe ballerine”.che gli aviatori si attaccavano al collo e poi sganciavano con le mani appena arrivati sull’obiettivo.

Sul fondo dell’area espositiva é stato ricostruito lo studio dell’ingegner Caproni. Anche qui è  tutto rigorosamente originale. C’é persino il vecchio tecnigrafo di legno sul quale sono nati alcuni dei più prestigiosi aerei italiani.

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